cose turche

 

Rientrata di fresco dal viaggio in Palestina al quale mi dedicherò tra qualche post. Scampata agli spari e ai check point, all’odio razziale e all’apartheid, al bantustan – ma anche: lontana dai colori, dai fiori, dai profumi di spezie, dai paesaggi memorabili, dall’archeologia, dall’ospitalità, dalla cultura, dalla resistenza palestinesi.

Una tesi da redigere sulla condizione delle donne in Turchia tra femminismo ed emergere dei partiti islamici, mi permette di prolungare il mio buen ritiro patavino, di recuperare il sonno perduto, di vivere con un po’ di leggerezza senza che alcuna circostanza spiacevole mi tiri giù dalle nuvole. Scrivo meglio a casa: lontana dalle vibrazioni negative di gente che non ho voglia di vedere, vicina ai miei affetti più solidi e collaudati, con la mia famiglia, senza il tran-tran delle lezioni che si susseguono, intense e fitte, ed è subito sera e non ho combinato altro che prendere appunti. Ora sono alla mia scrivania e scrivo, navigo, ascolto musica, compilo l’agenda, appunto, rifletto, mi documento. Il tutto nella cameretta in cui sono cresciuta. Prendo il 4 o il 19, e salto su e giù dall’autobus girando la città che conosco meglio e amo di più: la mia cara Padova.

Mi curo di me, faccio un bel check-up generale e mi reinvento. Ho una ricetta per ogni cosa, un rimedio per ogni male.
Bastava interrompere la giostra nel momento in cui ci si chiedeva di essere troppo veloci – perseguendo obiettivi minimi e cadenzati. Bastava tendere la mano per ottenere amore, mentre prima non lasciavo alla gente il modo di avvicinarmi.

SONO TRANQUILLA.

E domani salgo su un vascello veneziano, salgo le scale di un antico palazzo e filosofeggio; mi sento così a disagio nel mio corpo di ventenne, tra i miei simili, i miei discorsi non voglio siano pedanti – per questo ogni tanto mi devo sfogare con chi mi capisce, mi aiuta a crescere e a costruire. Voglio qualcuno che m’insegni a chiamare i mattoni con il loro nome, per erigere una casa contro la quale i venti del cinismo non possano nulla.
Voglio qualcuno che soddisfi le mie esigenze che oramai sono estreme… Voglio la mente, ma anche l’estetica. E non mi accontenterò di un solo morso della mela della conoscenza. E’ questo, in fondo, il principio di ogni disobbedienza che si rispetti.

 

 

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